La simbologia solstiziale dei 'Tre Figli' d'Adamo, con un’indagine sull’origine dei culti demonici in rapporto al Cainismo, all’Abelismo e al Sethismo
a)
Il Capricorno e il Solstizio Invernale
Secondo il simbolismo proposto da
Guénon il Capricorno, abbinato al color Nero, rappresenta la Porta verso l’Assoluto. Il problema però è che Guénon nella questione
dei Solstizî e degli Equinozî non ci azzecca, poiché non comprende bene la
simbologia delle Tre Correnti. Questa è
la chiave per capire il tutto. Dobbiamo
specificare che anche noi, ad esser sinceri, abbiamo avuto molta difficoltà
all’inizio a far quadrare i simboli, proprio perché ci rifacevamo al maestro
francese. Guénon, pur utilizzando una fonte valida quale Porfirio,
sembra non rendersi conto della ciclicità dei rapporti simbolici. O meglio, sappiamo da numerosi articoli, che
egli sapeva d’un mutamento emblematico di ciclo in ciclo, ad es. per le
Direzioni. Tuttavia, in relazione
all’Anno Sacro (forse per la sua adesione a forme tradizionali nelle quali il
simbolismo annuale non era molto evidente, pur essendo immancabilmente
presente), mostra in proposito delle titubanze.
In quanto assegna giustamente i Misteri Minori (eleusini o meno,
intendendo per trasposizione
simbolica ogni realizzazione equivalente allo stato paradisiaco sovrannaturale)
all’Equinozio di Primavera e quelli Maggiori (concernenti lo stato paradisiaco
assoluto) erroneamente al Solstizio Invernale.
Il fatto che inverta in genere le attribuzioni (poiché torna sul punto
più volte e sempre commettendo lo stesso errore), pur basandosi sul presupposto
giusto dell’ordine annuale, tradisce nel suo approccio una certa confusione nel
modo d’intendere. Non che la
supposizione di Guénon sia totalmente sbagliata. In effetti il Solstizio d’Inverno, quando
ancora il simbolo capricorniano non era ancora in uso (vedi ad es. il Drago nel pitagorismo
delfico, che ha infatti per figlio mitico secondo il Fontenrose il Caprone), è
stato in un lontano passato – allorché si guardava alle Tenebre come un
contrassegno dell’Immanifesto (anche in ciò Guénon dice bene) –
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un riferimento al Paradiso Celeste. In quel senso era giusta l’assimilazione dell’Inverno al Nord e dunque al Polo Artico. Sebbene l’autore francese manchi di notare, e di qui ne è provenuta parecchia confusione da parte non solo sua ma pure di quelli come Evola od altri che l’hanno seguito, che quel tipo di simbolismo era in vigore necessariamente durante un’epoca ben definita. In base alla ricostruzione cosmografica che si può fare oggi mediante la dottrina degli Elementi abbinata a quella delle Direzioni, abbinamento il quale costituisce la vera base di tutta la cosmologia antica (purtroppo non molto chiara nei tempi ultimi a coloro che pur dichiarano d’esser d’osservazione tradizionale), risulta evidente che quell’epoca era la ‘Seconda Era’ mitica.
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un riferimento al Paradiso Celeste. In quel senso era giusta l’assimilazione dell’Inverno al Nord e dunque al Polo Artico. Sebbene l’autore francese manchi di notare, e di qui ne è provenuta parecchia confusione da parte non solo sua ma pure di quelli come Evola od altri che l’hanno seguito, che quel tipo di simbolismo era in vigore necessariamente durante un’epoca ben definita. In base alla ricostruzione cosmografica che si può fare oggi mediante la dottrina degli Elementi abbinata a quella delle Direzioni, abbinamento il quale costituisce la vera base di tutta la cosmologia antica (purtroppo non molto chiara nei tempi ultimi a coloro che pur dichiarano d’esser d’osservazione tradizionale), risulta evidente che quell’epoca era la ‘Seconda Era’ mitica.
Quindi, ne deduciamo, l’ossequio delle
Tenebre è nato presso la
Razza Nera, ossia nell’emisfero australe ed a ridosso del
‘Continente Nuovissimo’; in altri termini ha percorso in senso solare l’intero
Oceano Indiano fino alla parte centro-meridionale dell’Atlantico, cioè
rispettivamente in direzione sud, sud-polare e sud-ovest. Sebbene è ovvio pensare che si sia trasferita
poi man mano, come anche negli altri cicli è accaduto, altrove. Nella ‘Quarta Era’ invece, deve esser
accaduto per forza di cose l’opposto:
insomma, la Luce
è divenuta il simbolo del Non Manifestato, onde il Solstizio d’Estate ha avuto
inevitabilmente la parte che prima aveva quello d’Inverno. Perciò è il Tropico del Cancro, in tale nuovo
ambiente, che ha funto da Nord anziché quello del Capricorno. Ragion per cui si è creata un’associazione
costante fra l’Inverno e l’Inferno, relegato al Polo Nord; mentre prima era il
contrario, vale a dire gl’Inferi eran raffigurati dal Polo Sud. Ecco che allora, sulla scorta di tali
considerazioni, comprendiamo come il riferimento invernale (1) avesse per i seguaci americani
degl’Illuminati bavaresi un carattere propriamente satanico, poiché è tipico da
parte dei satanisti non esser capaci d’aggiornare i simboli e dunque ritrovarsi
alla mercé del tempo, finendo col venerare simboli non più appropriati ed
opposti nel significato a quelli originarî.
Si spiega cosí il loro ossequio per la Tradizione, che in
mancanza della linfa vitale apportata dalla profonda comprensione del simbolo e
quindi della possibilità di riadattarlo a situazioni nuove, si riduce
seccamente ad una venerazione formale dagli opposti contenuti. Questo è ciò che
3
fecero i Giganti secondo la mitologia greca allorché, guidati da Tifone (con la Testa d’Asino = Canopo), si spostarono dal Polo Sud verso l’America Meridionale e Centrale. Non a caso il satanismo quale abbiamo conosciuto in epoca storica è detto dalle tradizioni ebraiche esser cominciato quando i Sethiti si congiunsero tribalmente coi Cainiti ed essersi trasmesso particolarmente ad opera del cacciatore Nimrod dalla Torre di Babele in poi. Se interpretiamo la leggendaria ‘Torre’ eretta dal mitico ‘Cacciatore’ come l’Asse del Punto Vernale in epoca orionica (attorno al 4.500 a.C.), comprendiamo che in quel peculiare momento ciclico la situazione cosmografica s’era rovesciata.
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fecero i Giganti secondo la mitologia greca allorché, guidati da Tifone (con la Testa d’Asino = Canopo), si spostarono dal Polo Sud verso l’America Meridionale e Centrale. Non a caso il satanismo quale abbiamo conosciuto in epoca storica è detto dalle tradizioni ebraiche esser cominciato quando i Sethiti si congiunsero tribalmente coi Cainiti ed essersi trasmesso particolarmente ad opera del cacciatore Nimrod dalla Torre di Babele in poi. Se interpretiamo la leggendaria ‘Torre’ eretta dal mitico ‘Cacciatore’ come l’Asse del Punto Vernale in epoca orionica (attorno al 4.500 a.C.), comprendiamo che in quel peculiare momento ciclico la situazione cosmografica s’era rovesciata.
b)
I ‘Tre Figli’ di Adamo e l’origine della Controtradizione
Le genti della ‘Quarta Era’, qualora
non avessero riadattato il calendario
alla nuova situazione temporale avrebbero fatto come i nebrodisti (2); i quali hanno continuato ad adottare una simbologia
tenebrosa vetusta, legata probabilmente all’arcaico ciclo sethita. Viceversa hanno fatto i luciferiani, che
invece venerano il Solstizio Estivo, ma non come contrassegno del Trionfo della
Luce, secondo quanto avveniva presso i Misteri di Demetra et similia. È probabile
che il culto solstiziale testé citato sia comunque anch’esso un deposito
tradizionale di quel fatidico incontro di cui s’è detto sopra fra Sethiti e
Cainiti in un continente oltreatlantico (3), ma in senso opposto. Potremmo attribuire infatti il Luciferismo ai
Cainiti ed il Satanismo ai Sethiti, come d’altronde attestano direttamente le
due denominazioni. Ci spieghiamo meglio.
In principio non poteva che trattarsi
ovviamente di semplici degenerazioni tradizionali, le quali solamente in
seguito si sono sviluppate assumendo un senso demonico grave. Si può immaginare a tal proposito che i
Cainiti abbiano trasformato il loro originario culto solare, una volta perso il
senso vero dell’Unità Divina, in semplice culto luciferico del Demiurgo. I Cainiti sicuramente sul piano geografico
provenivano per cause cicliche in prevalenza dall’Oceano Indiano. Si rammenti che nelle tradizioni ebraiche
costoro sono descritti in genere di piccola statura, come gli attuali
4
Boscimani, che difatti si dice siano d’origine austronesiana e venerano un nume-antenato affine, sinanco nel nome (Cagn), alla figura di Caino. Probabilmente, ad essi si è aggiunta una minoranza d’origine antartica. Un tempo l’Antartide doveva risultare assai diversa da oggi ed era abitata secondo varî miti di diversa fonte da un ceppo negroide gigantico, quale ritroviamo nell’Africa Nera in tempi successivi alla glaciazione dei poli, il ceppo d’allevatori detti appunto paleo-negritici. Le sensuali ed audaci consorti cainite delle leggende biblico-apocrife, congiuntesi coi maschî sethiti, è logico pensare abbiano accettato dai mariti i loro culti. Ma non del tutto. Quei mariti medesimi nel contempo per forza di cose sono stati influenzati dalle pratiche vetuste delle proprie mogli, o concubine, altrimenti non si spiegherebbe l’accusa di corruzione loro attribuita dai testi ebraici (4). Quindi è probabile che vi fossero delle differenze fra gli uni e le altre, tali da generare un primordiale satanismo nel caso in cui a dominare risultassero le tradizioni dei maschî sethiti ed una primordiale stregoneria qualora prevalessero i riti delle donne cainite (5).
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Boscimani, che difatti si dice siano d’origine austronesiana e venerano un nume-antenato affine, sinanco nel nome (Cagn), alla figura di Caino. Probabilmente, ad essi si è aggiunta una minoranza d’origine antartica. Un tempo l’Antartide doveva risultare assai diversa da oggi ed era abitata secondo varî miti di diversa fonte da un ceppo negroide gigantico, quale ritroviamo nell’Africa Nera in tempi successivi alla glaciazione dei poli, il ceppo d’allevatori detti appunto paleo-negritici. Le sensuali ed audaci consorti cainite delle leggende biblico-apocrife, congiuntesi coi maschî sethiti, è logico pensare abbiano accettato dai mariti i loro culti. Ma non del tutto. Quei mariti medesimi nel contempo per forza di cose sono stati influenzati dalle pratiche vetuste delle proprie mogli, o concubine, altrimenti non si spiegherebbe l’accusa di corruzione loro attribuita dai testi ebraici (4). Quindi è probabile che vi fossero delle differenze fra gli uni e le altre, tali da generare un primordiale satanismo nel caso in cui a dominare risultassero le tradizioni dei maschî sethiti ed una primordiale stregoneria qualora prevalessero i riti delle donne cainite (5).
Se i poli geografici a quell’epoca
erano realmente liberi dai ghiacci, o pressappoco, è naturale credere che anche
nell’Artide come nell’Antartide fosse avvenuta la stessa emigrazione verso
altri continenti; visto che i sistemi tribali di vita a livello primitivo erano
per lo piú di tipo nomadico, tanto presso le economie pastorizie quanto quelle
orticole. Ancor maggiormente – dobbiamo
ritenere perciò – dovettero esserlo le economie di tipo venatorio, dal momento
che i cacciatori usavano seguire le prede a grandi distanze. Per un’analogia si confronti tali presupposti
con quanto avviene ed è avvenuto sino ad epoca recente in Siberia.
Si può ipotizzare dunque in base alle
suddette deduzioni antropologiche che nel preistorico continente americano,
fosse esso formato da una o piú masse insulari non importa stabilire, dei
cacciatori nomadici di ceppo paleoasiatico si siano spinti verso terre
centro-meridionali mescolandosi colle tribú sudeane di provenienza
austronesiana od antartica; ossia tanto con le genti piú stanziali, praticanti
una primitiva orticoltura (il ceppo negroide pigmeo, maggiormente primitivo e
territorialmente stabile) quanto con le altre dedite ad una rudimentale
pastorizia (il ceppo gigantico, capace già di difendere con bastoni le bestie
allevate dagli animali feroci,
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come ancor oggi avviene in Africa presso certe tribú pastorali assai coraggiose).
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come ancor oggi avviene in Africa presso certe tribú pastorali assai coraggiose).
A questo punto della nostra
ricostruzione ciclica, bisogna tuttavia far osservare che i cainiti e le
cainite di alta statura – ovvero di provenienza antartica – sono in realtà
degli abeliti e delle abelite. Di
un’unione fra Abeliti e Sethiti nelle tradizioni bibliche apocrife per la
verità non si parla, dato che nella Genesi
Abele muore per mano di Caino, apparentemente senza lasciare discendenti
(iv.7). Però nel testo biblico compare
poco innanzi (vs.18) un personaggio, il cacciatore Lamek, che in realtà
funge da doppione di Abele, tant’è che il figlio Iabal è il “padre di tutti
quelli che abitano sotto le tende e stanno presso il bestiame”. Insomma un pastore. Sarebbe illogico d’altronde intendere, da un
punto di vista mitico-leggendario, come se la pastorizia sia stata inventata
due volte. Una comparazione colla
cosmologia del mondo indiano, ove Vamana e Rama (il primo Rāma aliâs Parśurāma,
da alcuni mitografi indiani apparentato etimologicamente a Perseo) posseggono
prerogative analoghe – seppur non identiche – a quelle rispettivamente di Caino
e Lamek (6), spiegherebbe anche la vendetta dei pastori contro gli
orticoltori rintracciabile nella leggenda apocrifa dell’uccisione di Caino da
parte di Lamek con una freccia alla gola in una battuta di caccia (7).
Potremmo allora arguire dal contesto
che i Giganti (i Neri antartici)(8) – nelle tradizioni amerinde non sono
esclusivamente votati al male come i loro equivalenti tifonici in Grecia –
praticassero sia la pastorizia sia la caccia, o meglio un sistema misto quale
si ritrova piú tardi anche in altre plaghe.
Donde la loro unione coi Sethiti – o meglio la propaggine
artico-occidentale di tribú artico-orientali – si può immaginare abbia prodotto
la vera continuazione positiva del Ciclo Adamico, mediante riassorbimento della
figura pastorale di Abele (il ‘Secondo Figlio’ d’Adamo) in quella ambivalente di
Seth (il ‘Terzo’). Il che implica, di
necessità, il riassesto dei miti e dei simboli in una nuova forma
aggiornata. Mentre l’unione del rozzo
ceppo cainita, animalesco e cannibalico, con quello sethita (diremmo, meglio,
pre-sethita o post-adamico), persino maggiormente primitivo ma spiritualmente
piú elevato (siccome prossimo alle origini paradisiache), potrebbe aver
determinato i risultati nefasti che difatti la Tradizione gli
attribuisce.
In questo caso è possibile che le mogli
cainite praticassero
6
vecchî culti che, ad uopo, potremmo definire ellenicamente orgiastico-dionisiaci e che difatti hanno caratterizzato sino ad epoca storica gli austronesiani. Si tramanda d’un esagerato lassismo morale, includente orge con animali e via dicendo, come si nota in varie parti del mondo in certi graffiti preistorici. Tale opera di corruzione nei confronti dei puri mariti sethiti potrebbe averle portate a pratiche stregonesche nascoste, nel senso proprio del termine; tanto piú che erano abituate, tradizionalmente, ad ossequiare le Tenebre (sia pur intese in senso benefico) anziché la Luce. I mariti corrotti, al contrario, è probabile abbiano da parte loro continuato formalmente a rifarsi culturalmente al ciclo artico o meglio nordorientale; con la sola ma importante eccezione che, adottando le nuove pratiche di culto trasmesse loro dalle mogli negroidi, finivano coll’alterare la propria tradizione in senso satanico. Per questo, forse, il Satanismo (in sostanza una degenerazione nebrodistica del Sethismo in chiave cainita) ancora nel XX sec. era considerato maggiormente affine alla Stregoneria (a sua volta degenerazione nebrodistica del Lilithismo)(9) che al Luciferismo; in altre parole adatto a coloro che, nel simbolismo del Tridente a rovescio, seguivano la Via di Sinistra. Poiché è a sinistra che si colloca la donna in ogni via occulta, iniziatica o contro-iniziatica che sia. È solo casualmente che i seguaci di Satana e di Lilith tendono a rappresentare nel modo suddetto i loro emblemi, mostrando di prediligere la direzione sudoccidentale? Ed è ancora per caso che i luciferiani (vedi ad es. il Gladio della ‘Società di Thule’ con la sua Elsa ben evidenza) preferiscono rappresentare il Tridente al diritto, cosa che va a collocare la punta di destra in direzione nordorientale?
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vecchî culti che, ad uopo, potremmo definire ellenicamente orgiastico-dionisiaci e che difatti hanno caratterizzato sino ad epoca storica gli austronesiani. Si tramanda d’un esagerato lassismo morale, includente orge con animali e via dicendo, come si nota in varie parti del mondo in certi graffiti preistorici. Tale opera di corruzione nei confronti dei puri mariti sethiti potrebbe averle portate a pratiche stregonesche nascoste, nel senso proprio del termine; tanto piú che erano abituate, tradizionalmente, ad ossequiare le Tenebre (sia pur intese in senso benefico) anziché la Luce. I mariti corrotti, al contrario, è probabile abbiano da parte loro continuato formalmente a rifarsi culturalmente al ciclo artico o meglio nordorientale; con la sola ma importante eccezione che, adottando le nuove pratiche di culto trasmesse loro dalle mogli negroidi, finivano coll’alterare la propria tradizione in senso satanico. Per questo, forse, il Satanismo (in sostanza una degenerazione nebrodistica del Sethismo in chiave cainita) ancora nel XX sec. era considerato maggiormente affine alla Stregoneria (a sua volta degenerazione nebrodistica del Lilithismo)(9) che al Luciferismo; in altre parole adatto a coloro che, nel simbolismo del Tridente a rovescio, seguivano la Via di Sinistra. Poiché è a sinistra che si colloca la donna in ogni via occulta, iniziatica o contro-iniziatica che sia. È solo casualmente che i seguaci di Satana e di Lilith tendono a rappresentare nel modo suddetto i loro emblemi, mostrando di prediligere la direzione sudoccidentale? Ed è ancora per caso che i luciferiani (vedi ad es. il Gladio della ‘Società di Thule’ con la sua Elsa ben evidenza) preferiscono rappresentare il Tridente al diritto, cosa che va a collocare la punta di destra in direzione nordorientale?
Ovviamente le nostre deduzioni vanno
prese cum grano salis. Non è possibile credere che tutte le cainite
fossero degeneri e le abelite no. E
viceversa dicasi per i “puri“ sethiti congiunti in qualche modo alle une o alle
altre. Chissà però che la scarsa
frequentazione da parte dei seguaci del Demonio e della Demonessa della Via di
Centro, se intesa quale degenerazione dell’Abelismo/ Lamekismo, non possa
ricondursi alle caratteristiche etno-culturali positive del sud-polare Paradiso
Abelita (cioè Apollineo)(10)!
HIRANYA MRIGA
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Note
1) Il riferimento invernale è rappresentato
presso gl’Illuminati dalla Piramide Tronca, sormontata dall’Occhio
Onniveggente. La Piramide, Tronca o dotata
di Pietra Angolare (nel caso indicato sostituita dall’All-seeing
Eye), è un’immagine della Montagna del Mondo. La Montagna/ Piramide può esser concepita invertita
o raddrizzata, giacché è un rimando ai Poli.
Altri emblemi equivalenti sono l’Albero, il Corno, il Vaso, il Triangolo
Equilatero ecc. Come si fa a dire che
nel caso bavarese era il Monte Invertito ad esser oggetto di speculazione da
parte dei seguaci di Weishaupt, dato che normalmente la Montagna nelle
raffigurazioni che li riguardano viene raffigurata diritta? Beh, non è facile, in verità. Bisogna tener conto tuttavia che, a loro
insaputa (Plutone non era ancora stato scoperto) il pianeta più esterno del
sistema solare – anche se da tempo si parla di 1 o 2 pianeti trans-plutoniani –
trovavasi in Capricorno al tempo della fondazione della loro confraternita,
necessariamente influenzandone le idee e il simbolismo. In un art. a seguire, intitolato Novus Ordo
(Mundi ), spiegheremo il significato
astrale dei passaggî plutonici.
2) Non a
caso è questa la denominazione piú recente (risale alla ‘Quarta Era’) di quei
fallaci seguaci della Tradizione che praticano il Satanismo.
3)
Sembra ormai accertato che nell’Atlantico non può esser
esistito geograficamente alcun insieme di terre emerse quale era
concepito dai massoni di stampo donnellyano nel XIX sec. Piuttosto, facendo centro sull’attuale aspetto
del suolo americano, è possibile anzi doveroso immaginare una diversa
morfologia continentale, magari spezzettata in due o tre separati continenti.
4)
R.Graves & R.Patai, I miti ebraici- Longanesi,
Milano 1969 (ed.or. Hebrew Myths- International Authors N.V. and Dr.
Raphael Patai, ? 1963), § 18 sgg.,
pp. 121-30.
5) Siccome non è pensabile che la
commistione etnica fra i ‘Figli di El’ e i ‘Figli di Qayin’ avvenisse a senso
unico, come ci riportano le leggende, è ovviamente da supporre che anche dei
cainiti (magari in minor numero) si unissero a delle sethite
corrompendole. Ciò spiegherebbe la
formazione d’un satanismo (culto di Satana) ed una stregoneria (culto di
Lilith) per cosí dire
8
destrorsi rispetto ai loro equivalenti sinistrorsi.
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destrorsi rispetto ai loro equivalenti sinistrorsi.
6) Cosmograficamente Vāmana è
associato alla Direzione Sudorientale (il Ciclo Austronesiano) e Paraśurāma a quella
Antartica. Vāmana, in India
costituisce un doppione in funzione avatarica di Kāla, come in
Grecia Hermês lo è di Krónos, quantunque la funzione avatarica sia in questo caso assente. Fra Kāla (lett. il
‘Tempo’) e Krónos (lett. il
‘Cornuto’) l’identficazione è facile, basta guardare all’etimo latino
corrispondente hornus/ cornus, come
abbiamo dimostrato nella nostra tesi di laurea; cfr. sul tema G.Acerbi, Kālacakra, la Ruota Cosmica- Univ. “Ca’ Foscari” (Lingue
e Lett.Or.), Venezia 1985, 2 voll.
L’equivalenza fra Vāmana e Hermês è più
problematica, benché suggerita indirettamente dal parallelismo consueto
nell’induismo fra Vāmana e Budha, nome indiano del pianeta
Mercurio. Essa è d’altronde provata
direttamente dal confronto fra le erme greche (teste o busti che fossero) poste
ai crocicchî ed in varî altri posti quali termini ed i vāmana, intesi quali pietre di demarcazione
dei campi, sulle quali compariva fino al XIX sec. un’effigie di Vāmana ; cfr. al riguardo M. & J.
Stutley, Dizionario dell’Induismo-
Astrolabio-Ubaldini, Roma 1980 (ed.or. A
Dictionary of Hinduism- Routledge & Kegan- Londra 1977), s.v.VĀMANA, p.468, col.a, n.2.
Nella forma del suo doppione Krónos-Kāla, con testa taurina (in Crono scomparsa nell’iconografia
dei tempi storici, eppur chiaramente evidente in certi allotipi quali Dioniso,
Talo o Tauro) o caprina (egualmente venuta meno in Kala ma comparendo anche qui
nell’allonimo Bala /Bali, var. Vala / Vali; figlio di Varuna ossia Urano) Hermês-Vāmana si oppone
occultamente a Perseús-Parśurāma, a differenza di quanto l’epica vorrebbe far credere col dono dei
calzari al titano da parte dell’altro, non meno di quanto faccia nella ‘Genesi’
Caino con Abele (o Lamek).
Crono in questo mito è infatti rappresentato nella persona dell’odiato
gemello Preto, corrispettivo greco del Prthu indú (ved.Prthī, paredro
di Prthivī, la
‘Terra’), il Primo Orticoltore; se si oppone alla Terra, non può che essere
ovviamente una figura celeste. D’altra
parte, Kāla,
corrisponde al lat.Càelus, denominazione del Cielo in senso ciclico-agrario. A
differenza della ‘Bibbia’, Perseo tuttavia annienta Acrisio, l’altro gemello,
padre di Danae; Acrisio è ciononostante un allotipo abelita, ovvero equivale a
Perseo stesso, sebbene questi disgraziatamente colpisca lo zio con un disco (sorta di kālacakra, per dirla all’indiana)
uccidendolo. Similmente a come Lamek
uccide incautamente il suo antenato Caino, ma nella vicenda greca di Perseo non
risulta alcun omicidio preventivo fra i gemelli, emergono solo la lite e
l’odio. Nella storia indiana di Rama
viceversa il primo omicidio compare, poiché il padre (Jamadagni) viene ucciso dai figli di Kartāvīrya, dopodiché segue
9
inesorabile la vendetta da parte di
Rama. Di più. In tal caso c’è anche la decapitazione, che
nella ‘Bibbia’ avviene per opera di Lamek nei confronti di Caino (la freccia lo
colpisce al collo, al modo come Rudra
saetta Prajāpati nel Veda) ed ivi da parte di Rama ai danni
della madre Renukā (specie di
Medusa), quantunque in seguito rivivificata dallo stesso figlio. Nel mitologhema greco i decapitati sono
addirittura due, Medusa ma anche Acrisio, piuttosto che Preto; tanto che, si
potrebbe affermare ironicamente, il primo funge nel mito sia da Abele che (parzialmente)
da Caino…
9
7) Tale leggenda è illustrata apertamente nell’iconografia
religiosa (vedi prospetto del Duomo di Modena, Iniz. XII sec.), ma nel racconto
biblico appare soltanto accennata in modo peraltro quasi incomprensibile (Gen.-
iv. 23.4). Che il cacciatore Lamek sia
prima di tutto un pastore è spiegato indirettamente dal fatto che il figlio
abita in una tenda di pelle, ben diversa dalle capanne di legno e di frasche in
uso presso gli orticoltori. È da questi ultimi, i Cainiti, che nascono
i primi villaggî rurali; il testo
biblico (verso 17) parla addirittura della fondazione da parte di Caino d’una
città che ha il medesimo nome di quello del proprio ‘Figlio’: Henok.
8) I Giganti (filologicamente i Gibborīm) non sono qui la stessa cosa dei ‘Giganti del Gelo’ della
cultura nordeuropea, ma semmai degli omologhi di quelli della ‘Gigantomachia’
greca, narrata da Esiodo. Dato che la
‘Gigantomachia’ ellenica (lotta di Zeus & C. contro Tifone ecc.) segue alla
cd. ‘Titanomachia (lotta di Zeus & C. contro Crono ecc.), è lecito arguire
che questa battaglia sia da interpretare come una lotta di potere veemente fra
i cultori degli Dei del Ciclo Occidentale (biblicamente, Noaico) ed i cultori
dei Titani del Ciclo Sudoccidentale (cioè, Sethita); mentre l’altra a seguire
sia stata caratterizzata da un velleitario tentativo di vendetta, con qualche
esito parziale positivo, ma alfine mal riuscito.
9) Lilith viene comunque considerata nella
mitologia ebraica a volte la sposa di Caino anziché di Adamo e, d’altronde,
spesso è Caino (non Seth, nonostante il nome) ad esser equiparato a
Satana. La figura equivalente di Set in
Egitto svolge per contro in un’unica persona divina entrambi i ruoli, demonico
e non. Cfr. con l’altrettale ambivalenza
di Shiva e della Shakti in India.
10) Ovviamente non va confuso questo
Apollo-Abele del Polo Antartico, che è un alter-ego argenteo di Crono-Caino
(cfr. G.Acerbi, La simbologia
fitomorfica: l’orticoltura nel mito delle origini- V.d.T., A.XXIII, Vol.XXIII,
N°90 (apr.-giu. ’93),
10
Palermo 1993, P.II, pp. 80-1), coll’Apollo Iperboreo; il quale è naturalmente altra cosa, ricollegandosi per contro al Polo Artico. L’uno insomma corrisponde nei cicli avatarici indiani alla VI ‘Discesa’, l’altro alla I.
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Palermo 1993, P.II, pp. 80-1), coll’Apollo Iperboreo; il quale è naturalmente altra cosa, ricollegandosi per contro al Polo Artico. L’uno insomma corrisponde nei cicli avatarici indiani alla VI ‘Discesa’, l’altro alla I.
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